la chiesa di san marcello al poggio
a cura di Roberta Vico e Tommaso Saccone
Nel 1953, durante i lavori di sterro per la costruzione del campo sportivo, a 60 m dalla chiesetta di San Marcello, alla profondità di 1 metro circa, affiorò una tomba definita inizialmente come “arcaica”(GRAZZI 1987, pag.51-54).Dello scheletro si conservavano alcuni parti della scatola cranica, i due femori, alcune coste e altri piccoli frammenti poco leggibili; le ossa erano particolarmente mineralizzate e quindi molto pesanti. Dai racconti degli operai non si era riuscito a comprendere se il defunto[1] fosse in posizione distesa o rannicchiata; la seconda ipotesi è avvalorata dal fatto che le suppellettili erano disposte vicino il cranio e non lungo il corpo. Nella zona della testa una spada in ferro lunga 65 cm, sul lato destro una grande pietra calcarea di forma ovale, sopra alla quale un vaso fittile pieno di humus grasso[2] e una patera in buccheroide. Più isolata rispetto al corredo un’ansa di ceramica a figure nere, identificata con quella dell’industria greca di Numana di V secolo a.C. Non erano presenti tracce di bronzo.
Sempre presso la collina di San Marcello con la sua piccola chiesetta nel dicembre del 1953[3] viene in luce, sempre per i lavori del campo sportivo, il primo fondo di ceramica, definito come “tessera”, decorato internamente da una croce; il contesto di rinvenimento sembra funerario vista anche la presenza di frammenti ossei. Nel 1954 altri due fondi decorati verranno in Via Gramsci), all’interno delle mura castellane[4].
Le antiche testimonianze di presenza antropica sulla collina sembravano autorizzare gli autori locale a immaginare che proprio qui sia nato il primo nucleo abitativo di Poggio. Probabilmente i monaci benedettini dovevano proprio qui essersi istallati costruendo più in basso una grancia[5] per i loro contadini. La prima menzione della chiesa risale al 1290[6], essa fu la prima chiesa parrocchiale del paese almeno fino al 1400. Venne ricostruita probabilmente nel tardo XIV secolo, ma di essa rimane un antico affresco della crocifissione, ora traslocato nell’attuale chiesa parrocchiale di San Nicolò[7]. Sulla collina, a 200 m circa a nord del centro storico, si riconosce ancora il piccolo portale e il rosone, ora tamponati[8], che segnalavano l’ingresso della chiesetta[9].
Come era consuetudine nel Medioevo, la parrocchia di San Marcello svolgeva anche la funzione funebre per i suoi fedeli: non è una novità per i cittadini di Poggio San Marcello scorgere vicino alla chiesetta femori, frammenti di cranio, coste… . Tra l’altro tali resti osteologici tendono a scivolare dal piccolo edificio verso il campo sportivo lungo la trincea occasionale venutasi a creare con lo scavo di quest’ultimo[10]. Vista anche la scoperta della tomba arcaica sempre sul colle e visto che la funzione cimiteriale è attestata anche dai documenti scritti, sarebbe interessante studiare la situazione cronologica di tali tombe anche per comprendere se esiste una continuità stratigrafica tra il periodo protostorico[11] e quello di istallazione della piccola pieve.
BIBLIOGRAFIA
BELLINI 2007= C. Bellini, Poggio San Marcello e il suo Archivio Parrocchiale, Castelplanio, 2007.
CHERUBINI 1982=A. Cherubini, Le antiche pievi della diocesi di Jesi, Fano, 1982.
CHERUBINI 2001= A. Cherubini, Arte medievale nelle Marche: una nuova lettura, Ancona, 2001.
DONNINELLI 2012= E. Donninelli, Andrea di Bartolo in I tesori di una piccola comunità. I beni culturali ecclesiastici (Catalogo della Mostra, dal 4 Agosto 2012), Poggio San Marcello, 2012, pag. 2-3.
GRAZZI 1987= L. A. Grazzi, Storia di Poggio San Marcelloin quel contesto della Vallesina d’Ancona cui appartiene, Città di Castello, 1987.
[1] Giudicato un maschio adulto sia dal corredo che dal calcolo della statura in 1,70m circa.
[2] E’ riportato di “stile piceno”.
[3] GRAZZI 1987, pag. 93.
[4] GRAZZI 1987, pag. 117-121.
[5] La grancia era il magazzino che raccoglieva gli attrezzi e le granaglie. Per San Marcello intendiamo Papa Marcello I. Vedi per questa chiesa : CHERUBINI 1982, pag. 41; GRAZZI 1987, pag. 215; CHERUBINI 2001, pag. 196 e BELLINI 2007, pag. 7-8.
[6]Rationes 1290, nr. 4670.
[7] L’attribuzione è incerta, ma Attilio Pastori la rimanderebbe ad Andrea di Bartolo. L’immagine rappresenta il Cristo Crocifisso e due sante, Lucia a destra e Caterina D’Alessandria a sinistra. Andrea di Bartolo sembrerebbe attivo come miniaturista, vista anche la resa dei tratti dei personaggi, tra alcune carte del Comune di Jesi. Per la cronologia ci attestiamo tra 1440-1460( DONNINELLI 2012, pag.3).
[8]Un’analisi stratigrafica degli elevati consentirebbe di definire le fasi costruttive e distruttive che hanno caratterizzatol’edificio.
[9] Poi divenuta casa privata ai primi del ‘900.
[10] Il tanto famoso scavo delle scoperte del 1953.
[11] La tomba potrebbe anche essere un fenomeno isolato, ma è ben documentata anche la costruzione di edifici cristiani su luoghi già interessati da insediamenti precedenti.
Nel 1953, durante i lavori di sterro per la costruzione del campo sportivo, a 60 m dalla chiesetta di San Marcello, alla profondità di 1 metro circa, affiorò una tomba definita inizialmente come “arcaica”(GRAZZI 1987, pag.51-54).Dello scheletro si conservavano alcuni parti della scatola cranica, i due femori, alcune coste e altri piccoli frammenti poco leggibili; le ossa erano particolarmente mineralizzate e quindi molto pesanti. Dai racconti degli operai non si era riuscito a comprendere se il defunto[1] fosse in posizione distesa o rannicchiata; la seconda ipotesi è avvalorata dal fatto che le suppellettili erano disposte vicino il cranio e non lungo il corpo. Nella zona della testa una spada in ferro lunga 65 cm, sul lato destro una grande pietra calcarea di forma ovale, sopra alla quale un vaso fittile pieno di humus grasso[2] e una patera in buccheroide. Più isolata rispetto al corredo un’ansa di ceramica a figure nere, identificata con quella dell’industria greca di Numana di V secolo a.C. Non erano presenti tracce di bronzo.
Sempre presso la collina di San Marcello con la sua piccola chiesetta nel dicembre del 1953[3] viene in luce, sempre per i lavori del campo sportivo, il primo fondo di ceramica, definito come “tessera”, decorato internamente da una croce; il contesto di rinvenimento sembra funerario vista anche la presenza di frammenti ossei. Nel 1954 altri due fondi decorati verranno in Via Gramsci), all’interno delle mura castellane[4].
Le antiche testimonianze di presenza antropica sulla collina sembravano autorizzare gli autori locale a immaginare che proprio qui sia nato il primo nucleo abitativo di Poggio. Probabilmente i monaci benedettini dovevano proprio qui essersi istallati costruendo più in basso una grancia[5] per i loro contadini. La prima menzione della chiesa risale al 1290[6], essa fu la prima chiesa parrocchiale del paese almeno fino al 1400. Venne ricostruita probabilmente nel tardo XIV secolo, ma di essa rimane un antico affresco della crocifissione, ora traslocato nell’attuale chiesa parrocchiale di San Nicolò[7]. Sulla collina, a 200 m circa a nord del centro storico, si riconosce ancora il piccolo portale e il rosone, ora tamponati[8], che segnalavano l’ingresso della chiesetta[9].
Come era consuetudine nel Medioevo, la parrocchia di San Marcello svolgeva anche la funzione funebre per i suoi fedeli: non è una novità per i cittadini di Poggio San Marcello scorgere vicino alla chiesetta femori, frammenti di cranio, coste… . Tra l’altro tali resti osteologici tendono a scivolare dal piccolo edificio verso il campo sportivo lungo la trincea occasionale venutasi a creare con lo scavo di quest’ultimo[10]. Vista anche la scoperta della tomba arcaica sempre sul colle e visto che la funzione cimiteriale è attestata anche dai documenti scritti, sarebbe interessante studiare la situazione cronologica di tali tombe anche per comprendere se esiste una continuità stratigrafica tra il periodo protostorico[11] e quello di istallazione della piccola pieve.
BIBLIOGRAFIA
BELLINI 2007= C. Bellini, Poggio San Marcello e il suo Archivio Parrocchiale, Castelplanio, 2007.
CHERUBINI 1982=A. Cherubini, Le antiche pievi della diocesi di Jesi, Fano, 1982.
CHERUBINI 2001= A. Cherubini, Arte medievale nelle Marche: una nuova lettura, Ancona, 2001.
DONNINELLI 2012= E. Donninelli, Andrea di Bartolo in I tesori di una piccola comunità. I beni culturali ecclesiastici (Catalogo della Mostra, dal 4 Agosto 2012), Poggio San Marcello, 2012, pag. 2-3.
GRAZZI 1987= L. A. Grazzi, Storia di Poggio San Marcelloin quel contesto della Vallesina d’Ancona cui appartiene, Città di Castello, 1987.
[1] Giudicato un maschio adulto sia dal corredo che dal calcolo della statura in 1,70m circa.
[2] E’ riportato di “stile piceno”.
[3] GRAZZI 1987, pag. 93.
[4] GRAZZI 1987, pag. 117-121.
[5] La grancia era il magazzino che raccoglieva gli attrezzi e le granaglie. Per San Marcello intendiamo Papa Marcello I. Vedi per questa chiesa : CHERUBINI 1982, pag. 41; GRAZZI 1987, pag. 215; CHERUBINI 2001, pag. 196 e BELLINI 2007, pag. 7-8.
[6]Rationes 1290, nr. 4670.
[7] L’attribuzione è incerta, ma Attilio Pastori la rimanderebbe ad Andrea di Bartolo. L’immagine rappresenta il Cristo Crocifisso e due sante, Lucia a destra e Caterina D’Alessandria a sinistra. Andrea di Bartolo sembrerebbe attivo come miniaturista, vista anche la resa dei tratti dei personaggi, tra alcune carte del Comune di Jesi. Per la cronologia ci attestiamo tra 1440-1460( DONNINELLI 2012, pag.3).
[8]Un’analisi stratigrafica degli elevati consentirebbe di definire le fasi costruttive e distruttive che hanno caratterizzatol’edificio.
[9] Poi divenuta casa privata ai primi del ‘900.
[10] Il tanto famoso scavo delle scoperte del 1953.
[11] La tomba potrebbe anche essere un fenomeno isolato, ma è ben documentata anche la costruzione di edifici cristiani su luoghi già interessati da insediamenti precedenti.